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Comunicare
I mass media muoiono? Arrivano i «media umidi»
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di Stefania Garassini 16/02/2006 |
I
mass media per come siamo abituati a conoscerli sono più o meno
agonizzanti, almeno stando a quanto si sente nel giro degli studiosi
che tastano loro il polso. I personal media dovrebbero sostituirli, ma
il processo è lento, e poi cosa siano esattamente non è del tutto
chiaro: telefoni cellulari, lettori Mp3, personal video recorder, tv
digitale? Una galassia frammentaria e ancora difficile da definire
nei suoi contorni in costante divenire. Intanto c’è già chi parla di un
nuovo scenario: quello dei «moist media», i media umidi che nascono
dall’incontro fra biologia e tecnologia. La profezia viene da un
artista inglese, Roy Ascott, pioniere dell’arte elettronica cui si
dedica dagli anni ’60, incuriosito, prima, dalle prospettive della
cibernetica e, in seguito, dalle potenzialità connettive di Internet.
Ascott
è stato a Milano nei giorni scorsi per partecipare a un convegno sul
rapporto fra design e arti tecnologiche organizzato all’interno di un
dottorato di ricerca promosso dall’artista alla Naba (Nuova Accademia
di Belle Arti), in collaborazione con l’Università di Plymouth in
Inghilterra, (per informazioni c’è il sito www.m-node.com). Presupposto
del corso di studi, unico nel panorama italiano, è il legame sempre più
stretto fra arti, scienze e tecnologie, aperto a sviluppi
imprevedibili. «Viviamo in realtà sempre più complesse», spiega Ascott,
«a cavallo fra spazio materiale e cyberspazio, sospesi fra particelle e
pixel. Nasce un nuovo universo di media.
La prima fase di
questa trasformazione è l’incontro fra i dati astratti del computer e
la biologia dei sistemi viventi, ovvero quelli che chiamo “moist
media”». Come esempi Ascott cita la pecora clonata Dolly, e fa
riferimento a una branca dell’arte tecnologica che crea conigli verdi
fluorescenti e simili amenità. Ma cita anche le suggestive
sperimentazioni dell’artista Anne Niemetz, che, in collaborazione con
Andrew Pelling, professore della Ucla, esperto di nanotecnologie, ha
realizzato l’installazione «The dark side of the cell», in grado di far
ascoltare il suono proveniente dalla vibrazione di gruppi di cellule
colta attraverso un particolare tipo di microscopio (Atomic Force
Microscope, Afm). Il suono cambia se la cellula è sollecitata con diverse sostanze chimiche, e si estingue del tutto se muore (www.darksideofcell.info). Che anche questi siano media? |
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